START UP: quale forma giuridica adottare?
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START UP: quale forma giuridica adottare?

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Nel momento in cui si desidera avviare un’attività o aprire una start up, la scelta fondamentale ricade sulla forma giuridica da adottare. Tale scelta è fondamentale, in quanto, a seconda del tipo di forma giuridica scelta, cambiano radicalmente le conseguenze patrimoniali e fiscali. Una corretta pianificazione giuridica e fiscale, assistita da consulenti esperti, può essere la chiave di volta decisiva nel determinare il successo di un’azienda piuttosto che di un’altra.

La domanda che i clienti mi rivolgono più frequentemente è: “devo assolutamente costituire una società o, in alternativa, posso optare per la ditta individuale? E, se decido di costituire una società,  quale modello devo scegliere?

La costituzione di una ditta individuale, al momento, è una scelta che personalmente sconsiglio a tutti i miei clienti. In primis, per una ragione giuridica: con la costituzione di un’impresa individuale ai sensi dell’art. 2082 cod. civ., non vi è alcuna distinzione fra il patrimonio dell’imprenditore e il patrimonio aziendale. In buona sostanza, di tutti gli eventuali debiti contratti nell’esercizio dell’attività (verso fornitori, verso lavoratori, verso banche) risponde sia l’impresa, sia l’imprenditore con il proprio patrimonio personale ai sensi dell’art. 2740 codice civile. Del pari, in caso di fallimento, questo si estende all’imprenditore. Un rischio troppo elevato per un giovane che avvia la sua attività, in quanto, a mio avviso, bisogna sempre ponderare l’eventualità che l’attività, per quanto inizi con le migliori energie e i più lauti propositi, possa andar male: in tal caso bisogna farsi trovare preparati e prevenire i rischi connessi a un default.

Stesso discorso vale per le società di persone (SnC e SaS), le quali non vantano il requisito della c.d. autonomia patrimoniale perfetta, ossia la scissione completa tra il patrimonio dei soci e il complesso dei beni aziendali, eccezion fatta per i soci accomandanti nella SaS (i quali però non possono amministrare né agire in nome e per conto dell’azienda!!)

In secundis, un motivo fiscale: le società di persone e le ditte individuali sono soggette al principio di trasparenza, che comporta che i redditi prodotti soggiacciano alle regole e alle aliquote IRPEF, che sono crescenti in misura progressiva e direttamente proporzionale all’incremento del reddito. In sostanza, più si guadagna, più cresce l’aliquota. Le società di capitali (srl, srls, spa, sapa), sono invece soggette alle regole dell’IRES, ossia a una tassazione proporzionale al 24%, che non varia a seconda dell’aumento del reddito.

Ovviamente, l’IRAP (circa 3,8%, variabile da regione a regione), è dovuta da qualsiasi tipo di società.

Effettuate queste premesse,  dunque, emerge che  una delle forme sociali più indicate  è la società a responsabilità limitata, la quale, a  partire dal 2012, con l’introduzione dell’art. 2463 bis del codice civile, è articolabile anche nella forma  della società a responsabilità limitata semplificata.

Ma qual è la differenza tra SRL e SRLS?

La SRLS è una forma giuridica particolarmente adatta per i giovani che hanno deciso di mettersi in proprio, in  virtù della riduzione dei costi di avviamento, rappresentata, nelle intenzioni del legislatore, nell’azzeramento degli onorari notarili e delle Tasse di iscrizione a Registro Imprese. In primis,  entrambe le forme giuridiche garantiscono ai loro soci il beneficio della responsabilità  limitata. In buona sostanza, nessuno dei soci dovrà rispondere con i propri beni di eventuali debiti  (autonomia patrimoniale perfetta della società rispetto al socio). Ad essere a rischio in caso di insolvenza sono solo ed esclusivamente i beni che compongono il patrimonio aziendale, siano essi denaro o macchinari o immobili. Occhio però a non vanificare tale effetto firmando fideiussioni personali per ottenere finanziamenti con gli istituti di credito. La soluzione alla frequente richiesta delle banche è la stipula di una polizza fideiussoria, il cui costo è peraltro deducibile.

QUALE FORMA GIURIDICA SCEGLIERE?

Una delle differenze principali tra una SRL e una SRLS riguarda il capitale sociale necessario per la costituzione. Sostanzialmente, chi desidera aprire una SRLS deve considerare che la scelta di tale forma giuridica comporta limite massimo e un limite minimo per i propri investimenti. La SRL tradizionale, invece, prevede solo ed esclusivamente un limite minimo di denaro da destinare a capitale sociale. Ma vediamo di scendere più nel dettaglio.

Per avviare una SRLS basta sottoscrivere un capitale sociale compreso tra la soglia minima, ossia  1 euro, e la soglia massima  9.999,00 euro. La particolarità è che qualsiasi somma che venga sottoscritta a titolo di capitale sociale deve essere obbligatoriamente versata all’atto della sottoscrizione, ossia all’atto della costituzione per il primo conferimento. Per avviare una SRL,  invece, è necessario sottoscrivere un capitale sociale minimo di 10.000 euro, i quali,  però, non devono obbligatoriamente essere versati immediatamente all’atto della sottoscrizione, ma possono essere versati dapprima in misura pari al 25% del capitale sottoscritto (versamento minimo €.2.500,00) e poi versati successivamente per la restante parte a richiesta dell’assemblea dei soci (verbale assembleare di richiamo decimi residui) e, in ogni caso, prima che alla società giunga un ulteriore finanziamento da parte di soci o terzi (banche, enti pubblici ecc.).

In linea di massima, la SRL non prevede un tetto massimo relativamente al capitale sociale,  anche se è opportuno tenere conto del fatto che superati i 120.000 euro la società diviene obbligata a dotarsi di organi di controllo e sistemi di gestione molto simili a quelli della SPA.

Per quanto riguarda, invece, le regole contenute all’interno dell’atto costitutivo, le quali determinano le regole di gestione,  le SRLS sono più vincolate delle SRL tradizionali.

L’atto costitutivo di una SRLS è infatti “standardizzato” per legge, lasciando poco spazio all’autonomia delle parti, le quali, all’atto di creare un sodalizio economico, ben potrebbero manifestare l’esigenza di dotarsi di regole più precise e pregnanti, volte a dirimere i potenziali conflitti prima che questi vengano in essere.

Le SRL, al contrario, sono molto meno vincolate, in quanto l’atto costitutivo e lo statuto, fermi restando i canonici elementi obbligatori necessari per l’individuazione dei soci e dell’oggetto sociale, ferme restando altresì le norme codicistiche, sono libere di spaziare all’interno di tali norme liberamente, rappresentando uno schema negoziale ideale per qualsiasi pattuizione (legale) si voglia instaurare tra i soci. I soci, pertanto, hanno la possibilità di decidere in autonomia come gestire la società. Altro dato rilevante riguarda la compagine sociale. In una SRLS i soci possono essere solo ed esclusivamente persone fisiche. Nelle SRL tradizionali, invece, si ha la possibilità di far partecipare all’attività anche persone giuridiche.

I COSTI DA SOSTENERE

Le SRLS sono molto meno costose rispetto alle SRL.

Nel caso delle SRLS le spese per il notaio vengono  azzerate, così come le spese relative all’imposta di bollo e alle spese di segreteria.

Sono comuni a tutti e 2 gli schemi negoziali le spese per l’iscrizione alle camera di commercio, circa 200 euro. Deve essere versata la tassa necessaria per vidimare i libri cosiddetti sociali che ammonta a 309,87 euro. Sommando tutti i costi, per avviare una SRLS si dovranno spendere circa 550 euro, oltre alle spese del consulente.

I costi per aprire una SRL tradizionale sono, a contrario,  decisamente più alti. Il notaio, infatti, ha un costo corrispondente a una cifra compresa tra 700 euro e 1.200 euro. Le spese da sostenere per i diritti di segreteria e per i bolli, invece, ammontano a circa 200 euro. Facendo un rapido calcolo, per avviare una SRL servono dai 1.600 fino a 2.500 euro.

I COSTI PER LA GESTIONE

Quanto ai costi di gestione,  si tratta di variazioni davvero di poco conto che potrebbero non influire nella scelta della forma giuridica.

Gli oneri relativi alla CCIAA, ad esempio, tra tassa di registrazione e deposito bilancio,  in entrambi i casi ammontano a  circa 330 euro ogni anno.  Le consulenze professionali, infine, possono costare circa 1000 euro all’anno. Insomma, in entrambi i casi le spese annue da sostenere variano tra 2.400 euro fino a 4.200 euro.

 

Effettuata questa spiegazione, lo scrivente ritiene che la scelta vada comunque analiticamente ponderata, effettuando dapprima una rigorosa anamnesi della futura compagine sociale, analizzando appieno quelle che possono essere le esigenze o le problematiche e scegliendo di conseguenza lo schema giuridico più adatto. Ciò che importa è affidarsi sempre ad un esperto del settore in modo tale da non sbagliare nulla e poter contare su una figura in grado di seguire passo dopo passo tutta l’attività aziendale e tutte le pratiche burocratiche.

 

di Alessandro Scavo – Valore Aggiunto S.r.l.

 

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